Dopo mesi mesi dalla prenotazione siamo riusciti a mangiare da PizzAut.
Ci siamo andati perché un’amica ci ha inviato e siamo andati con lei e i suoi figli che hanno un’età simile a quella di Giulia.
Conosco bene il progetto di Nico Acampora, ho avuto l’onore di conoscerlo da vicino in occasione della futura apertura del ristorante di Monza. Conosco i suoi “ragazzi”, le loro storie e le loro conquiste.
Avevo assaggiato la loro pizza in occasione di un evento.
Ma quindi vi starete chiedendo “Perché allora sei andata da PizzAut?”
Semplice!
Molto semplice, per tre motivi ben precisi.
Eccoli:
1- Volevo vedere la reazione di Giulia
2- Volevo vedere come questi ragazzi gestivano la situazione
3- Volevo capire la mia reazione, come genitore con una figlia autistica, in una situazione del genere
Ora vi racconto come è andata la nostra serata.
1- Reazione di Giulia
Giulia era eccitatissima, non vedeva l’ora di andare da PizzAut, ne aveva sentito parlare in casa, al centro e a scuola.
Per Natale avevamo regalato i loro panettoni e pandori in classe.
Quando è entrata era felicissima (forse perché adora la pizza!), il posto è molto luminoso e caldo color legno e rosso e molto friendly! Nico ci ha riconosciuto subito e ci ha portato al nostro tavolo nella zona all’aperto che per l’inverno hanno chiuso con delle strutture. I nostri amici erano arrivati e appena seduti Giulia si è messa a giocare con gli amici.
Per il resto della serata Giulia non ha percepito nulla di differente da una classica pizzeria. Era serena, per lei era tutto “normale” anche il rapporto con i camerieri è stato lineare, era a suo agio.
Appena usciti ha chiesto di tornare.
Quindi per Giulia, bambina autistica di 10 anni l’ambiente di PizzAut è davvero confortevole, la pizza è stata di suo gradimento e nonostante la sua sensibilità il rumore quella sera era davvero tanto non si è accorta di nulla!
2- Camerieri e personale autistico
Quando entri da PizzAut ti sembra di entrare in un altro mondo, un po’ come mi capita quando partecipo agli Special Olympics sei tu che sei “ospite” in una realtà autistic friendly.
Loro sono molto organizzati, ogni cameriere ha il suo ruolo ben preciso, il singolo è parte di un grande ingranaggio che è la realtà creata da Nico.
I camerieri che sono lì da più tempo hanno anche appreso delle semplici “regole” di socialità, ti consigliano la loro pizza preferita in base al loro gusto preferito, ti consigliano solo se non guidi di prendere un amaro 😁.
C’è chi prende le ordinazioni, chi consegna il bere, chi porta le pizze, chi ritira la tavoletta di legno su cui sono posizionate le pizze una volta vuota, chi ritira le posate e chi bicchieri. Poi chi ha preso la comanda per le pizze si occupa dei caffè, ma poi qualcun altro li consegna.
Ogni cameriere ha quindi un preciso compito e insieme “l’ingranaggio” gira!
Credo che questo metodo, per una realtà così particolare sia vincente e applicabile ad altre situazioni come un bar ad esempio: certo ci vuole molta attenzione e pazienza.
Complimenti a Nico e allo staff che lottato, provato e sperimentato per trovare un metodo vincente.
3 -Le mie sensazioni
Appena arrivata in pizzeria ho osservato subito gli spazi e i camerieri, ho sbirciato in cucina e poi mi sono accomodata al tavolo piena di curiosità.
Mi sono poi confrontata con la mia amica Laura, per vedere sei lei notava le mie stesse cose, ma non era così.
Dietro ad ogni gesto di cameriere, di una sua risposta, o del suo modo di approcciarsi ci ho visto un mondo, tanto lavoro e tanto impegno.
Dietro all’azione ci ho visto una conquista, gli altri forse magari solo un di “stranezza”.
Ho pensato a Giulia, agli amici di Giulia e quindi Francesco e Andrea e mi sono immaginata se per loro sarebbe una cosa pensabile e fattibile. Ad oggi, credo di no, magari crescendo svilupperanno altre competenze, altre autonomie.
Per Giulia, ad esempio riuscire a lavorare in un ambiente così rumoroso non sarà mai possibile e anche conversare con i clienti.
Come detto prima mi sono resa conto che ogni cameriere ha un compito ben preciso, non so se i ragazzi sarebbero in grado di svolgere le attività di un altro, ma già così è una grande conquista. Ma in un ristorante si sa l’imprevisto è dietro l’angolo.
Dai racconti di Nico si apprende che molti ragazzi hanno imparato a raggiungere il luogo di lavoro con i mezzi e in autonomia. Anche questa è una grande conquista.
Certo sia lui che noi vorremmo magari molto di più ma già così si tratta di grandi passi avanti. Dietro ad ogni gesto c’è tanto lavoro, c’è il creare una nuova abitudine, c’è il creare una nuova routine che permette ai ragazzi di vivere serenamente.
Mi sono fatta una domanda a cui al momento non sono in grado di rispondere:
Questi meravigliosi ragazzi autisti di PizzAut se dovessero trovarsi in un’altra pizzeria o in un altro ristorante saprebbero svolgere il loro lavoro?
Mi spiego meglio.
Prendere le ordinazioni, portare da bere, fare il caffè è uguale se avviene da PizzAut o a nella vostra pizzeria preferita sotto casa? Ad oggi credo di no, ma forse crescendo, trovandosi ogni giorno a vivere nuove esperienze con un pubblico misto potrebbero farcela.
Io mi sento di fare i complimenti a Nico e al suo team per tutto il lavoro che hanno fatto, ma mi sento anche di dire ad altri imprenditori di osservare Nico, di chiedere a lui consigli e di provare a lanciarsi in una avventura di questo tipo.
Se tra cinque anni in una classica pizzeria potremo trovare tra i camerieri uno dei camerieri di PizzAut allora si potremo parlare di INCLUSIONE e quindi vorrà dire che a suon di pizze servite presso i ristoranti PizzAut Nico avrà nutrito persone non solo con la sua pizza spettacolare ma con qualcosa di più grande come proclama il pay off di PizzAut – NUTRIAMO L’INCLUSIONE.
Per vedere il video dove raccontiamo della nostra esperienza clicca qui!
Cosa aspettate? Andate tutti da PizzAut!