Oggi vi voglio parlare di un argomento molto difficile.

Non lo è solo per i bambini, ma anche per noi adulti, figuriamoci per i bambini autistici.

Come sapete in questo mio blog vi parlo di esperienze personali, di ciò che mi trovo ad affrontare con mia figlia Giulia e delle strategie che metto in campo per superare le difficoltà.

Recentemente mi sono trovata a dover parlare a mia figlia del lutto. Pochi giorni fa è mancata per me una persona molto importante: un mentore, una amica una compagna di viaggio, una collega.

Giulia aveva conosciuto Elena, spesso siamo andate a casa sua, l’anno scorso abbiamo trascorso qualche giorno di vacanza insieme…e poi in questo periodo di pandemia con le scuole chiuse spesso Giulia vedeva Elena in call con me.

Elena è mancata dopo una lunga malattia. Giulia mi ha visto in questi mesi più di una volta con gli occhi lucidi e preoccupata per lei o andare in chiesa a pregare per lei.

Ho dovuto dirlo a Giulia, ho cercato le parole migliori, ma in questi casi non ci sono mai le parole giuste. Così la sera del 12 novembre mi sono messa sul divano con lei e le ho spiegato che Elena non c’era più.

Mamma: “Giulia Elena ci ha lasciati”.

Giulia: “Cosa ha lasciato?”

Mamma: “Noi, ha lasciato noi. E’ andata via”

Giulia: “Ma era qui? Dove è andata? Io non l’ho salutata! Mamma andiamo da lei così la salutiamo, oppure ho un’idea chiamiamola”

Mamma: “No, Giulia. Elena non c’è più, non possiamo più salutarla”.

Giulia: “e adesso come facciamo?”

Mamma: “guardiamo il cielo e preghiamo per lei”

Giulia: “ah mamma è morta. Mamma non essere triste”

Dopo questa frase Giulia come se niente fosse si è rimessa a giocare.

Io non ero pronta a questa sua reazione.

Sembrava quasi che non le importasse. Lo so non è così…io avevo bisogno di un suo abbraccio, di un bacio, di calore e di affetto. Ma lei, le persone autistiche non lo fanno. In momenti così credetemi io faccio ancora più fatica.

Anche lei modo suo soffre, dentro di lei prova delle emozioni che non riesce ad esternare.

Siamo sempre al solito discorso: gli autistici ragionano in modo diverso non sbagliato ma diverso e noi dobbiamo capirlo, noi dobbiamo essere pronti per gestire queste situazioni. Noi dobbiamo rispettarlo.

Oggi, in alcuni momenti io non sono ancora pronta.

Ad ogni modo la sua reazione mi ha riportato con i piedi per terra e mi ha ricordato che bastava dire le cose in modo lineare e semplice.

A volte noi genitori ci facciamo mille paranoie pensando al modo migliore per comunicare con i nostri figli. Ma alla fine essere semplici e diretti è la cosa migliore. Questo vale per tutti, autistici e non.

Per lei la parola “morte” non è una parola brutta, triste o strana. E’ la parola giusta per spiegare una certa situazione. Solo così, usando il termine corretto lei ha potuto comprendere il senso di quello che stavo cercando di spiegarle perché il giorno dopo vedendomi con gli occhi lucidi mi ha detto: “Mamma non piangere adesso lei è uno spirito come il fratello di Koda (cartone animato della Disney). Lei è in cielo e ti sta guardando.”

E io le ho detto: “Davvero Giulia la vedi?”

Giulia: “eh certo mamma, ti sta guardando e ti sta mandando tanti baci. Mamma però adesso non farti vedere che piangi!”

E io ho pensato subito che è bravissima, che è grande, che ha capito tutto che anche se lei non piange prova i miei stessi sentimenti, e che con queste sue parole mi ha voluto incoraggiare e consolare.

Grazie Giulia per essere così lineare, per essere chiara e diretta e per riportarmi alla realtà.

Solo grazie a te io potrò essere una persona migliore.

CONSIGLI PRATICI PER AFFRANTARE TEMI DIFFICILI:

  • Non usare frasi fatte
  • Non usare modi di dire
  • Dire la verità
  • Spiegare con parole semplici e in modo lineare
  • Non aspettarsi reazioni comuni

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